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(Illegal) 10 km SWIM THE ISLAND By Night + 28 km LAGO D'ORTA MARATHON SWIM

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28 km a nuoto per circumnavigare il Lago d'Orta

 

L'isola di Bergeggi di notte con la luna piena

Finalmente è estate e ci si può godere in modo pieno il nuoto all’aperto.
Normalmente è il periodo migliore per ogni nuotatore, ma quest'anno io ho un po’ l’amaro in bocca. Il lockdown è passato e, grazie a Dio, finora non ha toccato né me, né i miei cari, tuttavia mi ha comunque giocato uno scherzetto che ho fatto un po’ fatica a digerire.

Prima dell’inizio della quarantena avevo iniziato un percorso di preparazione che sarebbe terminato proprio in questi giorni con il mio tentativo di traversata (no, per ora non vi dico qual è e chi lo sa già… acqua in bocca!) e per la quale avevo iniziato gli allenamenti ben 550 giorni prima.
Con la chiusura degli impianti sportivi e con l’impossibilità di uscire di casa mi sono ritrovato a passare da un programma di allenamenti che andavano dalle 2 alle 5 ore di nuoto, sei giorni su sette, a ZERO! Niente di niente! Niente palestra, nemmeno la possibilità di farmi una corsetta. Ed ovviamente niente piscina.
Questo ha significato vedere andare in fumo tutta la preparazione fatta nell’ultimo anno e mezzo.
Ed è così che durante la quarantena, quando mi sono reso conto che la cosa sarebbe andata per le lunghe, ho preso la decisione di mettere completamente a riposo la mia spalla sgangherata, nella speranza di attenuare quei dolori che ogni tanto mi limitavano negli allenamenti più intensi. Non mi sarebbe mai più capitata un’occasione simile e non mi sarei mai perdonato di non averci provato.
Purtroppo l’idea si è rivelata infelice perché, a fine lockdown, mi sono ritrovato con la spalla più dolorante di prima, 7 chili in più sulla pancia (provate voi a fermare un metabolismo abituato a consumare 4000 kcal al giorno stando chiusi in casa, se siete buoni) e col tono muscolare di una marmotta appena uscita dal letargo.

Bene, ora torniamo in piscina!
Per la prova costume è meglio evitare, ma confido nell’ingrassamento globale degli altri nuotatori e tento di mimetizzarmi tra le signore dell’acquagym.
Il primo allenamento è un disastro! Ero uscito dalla vasca il 7 marzo con una seduta da 13.500 mt mentre ora faccio fatica ad arrivare a 1.500 mt, con un terribile dolore alla spalla ad ogni bracciata. Le signore sculettanti dell’acquagym sono molto più in forma di me.
Me tapino!
Vabbè, ormai la mia traversata è andata a puttane e devo ricominciare tutto da capo, anzi da “ancora prima che a capo”, visti i dolori.

Un passo alla volta... Cominciamo dai dolori!

Di allenarsi in vasca per ora non se ne parla, quindi mi limiterò a fare sedute di tecnica e qualche nuotatina lenta.
Con circa un mesetto di lavoro in palestra (grazie Matteo!) riesco a rimettere la spalla in sesto, sono contentissimo perché il dolore che sentivo qualche giorno fa mi faceva temere di dover impiegare tempi decisamente più lunghi o dover addirittura affrontare un’operazione.
Ora posso finalmente pensare di godermi l’estate in acqua e così organizzo, insieme a Jenny, un’uscita notturna attorno alla bellissima isola di Bergeggi per vedere se mi è rimasto qualcosa dei duri allenamenti invernali.
Alle 3 di mattina esco dall’acqua con 10 km nuotati ed ancora in buone condizioni. Ora mi sento molto più motivato e così decido di organizzare un’altra uscita a nuoto, un po’ più lunga, e così chiamo un amico.

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Davide: Ciao Diego, che ne dici di andare sul Lago d'Orta a farci una Oceanman 14k illegale per conto nostro? Partiamo al mattino, tranquilli tranquilli e ci facciamo la nostra nuotatina.
Diego: Sì bell’idea! Ma per te non sarebbe meglio un bell’allenamento dove ti fai tutto il giro del lago?
Davide: Ma sei fuori? Diego sono tornato in vasca da poco più di un mese e non ho ancora fatto un solo allenamento di forza!
Diego: Ma sì dai, vedrai che ce la fai.
Davide: No Diego, non ci penso proprio! Anche perché… Fammi vedere un attimo la cartina… Ecco vedi? Qui a metà del giro… Vedi lì? Insomma… Bhè effettivamente… Ehm… 28 km… Sono un po’ tantini ma… No dai, non mettermi in testa brutte idee! Anche se effettivamente sarebbe interessante… Cavoli, chissà quante ore… Ma sì dai! FACCIAMOLO! A dopo, chiamo Luca! (NDR: il mio allenatore)

Davide: Ciao Luca, con Diego avremmo pensato di fare il giro completo del Lago d'Orta, che ne pensi?
Luca: Quanti km sarebbero?
Davide: Circa 28!
Luca: Ottima idea, quando?
Davide: Tra 5 giorni!
Luca: Interessante, non è che ci sia molto tempo per prepararti. Visti gli allenamenti interrotti quattro mesi fa tu ora probabilmente sei pronto solo per una ventina di km, andare oltre sarà complicato...
Finora hai seguito la scheda per il ritorno in acqua che ti avevo dato?
Oggi quanto avresti dovuto nuotare?
Davide: Sì. Oggi? 1.500 metri!
Luca: Bene, allora invece ne farai 10.000 e domani altri 4.500.
Davide: Ma Luca, ieri ne ho fatti 6.000
Luca: Perfetto!
Davide: ...

Panoramica dell'isola di San Giulio

Sono passati solo pochi minuti da quando ho preso la decisione di fare il giro del Lago d’Orta a nuoto e mi rendo conto che forse, e dico forse, sono stato “leggermente” impulsivo.

Il mio amico Diego, nuotatore fisicamente più forte di me, si è offerto di scortarmi lungo il tragitto ma mi confida che non è in buone condizioni fisiche perché ha un problema muscolare e non riesce a nuotare usando le gambe, perciò mi potrà seguire a nuoto solo per metà del giro, aiutandosi col pull-buoy (NdR: un galleggiante tipicamente usato per gli esercizi in piscina, che si mette tra le gambe per aiutare a sorreggerle durante il nuoto).
A pensarci bene però un pochettino se lo merita, così impara a mettermi in testa idee malsane.
Ora però devo trovare qualcuno che mi segua in canoa per la seconda metà del giro.
Chi si offre volontario? Vediamo un po’... Ha vinto di nuovo Diego! Bravissimo, l’idea del giro del lago a nuoto è stata una bellissima pensata, eh?
Bene, ora che abbiamo il volontario serve però una canoa che, con un paio di telefonate, trovo in affitto a Lido di Gozzano, ossia sul lato del lago opposto quello della partenza, ossia a sud.
Questo però crea un nuovo problema. Quando arriverò alla fine del mio giro (sempre se arriverò) mi ritroverò sul lato nord del lago con millemila ore di nuoto sulle spalle e ad un orario in cui non farò più in tempo a riportare indietro la canoa.
Già… Riportare la canoa… Bel problema!
La canoa non è proprio piccolissima, la mia auto è senza portapacchi e nel baule di certo non ci sta.
Vediamo un po’: prima mi devo fare un bel giro del lago a nuoto, dopodiché mi dovrò sbambare tutto il viaggio di ritorno da 14 km in canoa. Immagino sarò fresco come una rosa ed ritorno pagaiando sarà un'esperienza piacevolissima!
No, devo assolutamente trovare il modo di far dormire la canoa ad Omegna senza però rischiare che venga rubata di notte. Successivamente dovrò anche trovare il modo di riportarla a Lido di Gozzano il giorno dopo. Non so come, ma si vedrà.
Ri-telefono per l’ennesima volta all’amico Stefano, che mi aveva già dato alcune dritte su come organizzarmi per la parte di giro a nuoto e mi suggerisce di chiedere aiuto ai Canottieri città di Omegna che, molto gentilmente, si offrono di ospitare per la notte la mia canoa.
Nel frattempo sorge un altro problema. Ettepareva! Sembra sempre più felice l’idea quella di fare questo giro!
Scopro che la zona è piena di turisti ed il traffico di motoscafi è piuttosto intenso. E’ pieno di gente che sfreccia su motoscafi che navigano a tutta birra mentre chattano e mentre Si fanno i Tik-Tok.
Finché si nuota costeggiando non si rischia la pelle, ma ci sono un paio di zone pericolose in cui è bene essere scortati da un’imbarcazione. Ancora una volta Paolo Cicci Goloso, del Cirdolo Canottieri, mi mette a disposizione il suo socio Mirko, che ci proteggerà da Punta Crabbia sino ad Orta, per circa due orette abbondanti.
Problema risolto, avanti il prossimo!
Come? Nessun altro problema? Perfetto, allora è deciso. Pronti a partire!

Mi sveglio sabato mattina di buon’ora perché il programma prevede di partire a nuoto da Omegna di prima mattina, quando i villeggianti sono ancora a letto oppure a far colazione.
Con due ore e mezzo di auto sono sul lago e, come da programma, mi fermo lungo le tappe stabilite lungo le rive orientali per depositare le sacche contenenti i rifornimenti di cibo e le integrazioni liquide.
Già, perché nuotare tutte le ore necessarie per completare il giro comporta un dispendio energetico enorme ed è fondamentale fare in modo che il corpo non esaurisca MAI le scorte di glicogeno. Finire il glicogeno significa fermarsi. Fine, stop, arresa, impossibile andare oltre!
Servirebbero poi almeno due ore per ripristinare le scorte di questo preziosissimo grasso corporeo. I nuotatori di endurance imparano coi propri fallimenti ed attraverso la propria sofferenza a gestire questo carburante.
Per chi ancora si stesse chiedendo di che caspita sto parlando, sappia che il glicogeno altro non è che il grasso presente all’interno dei muscoli. Avete presente quelle righine bianche sottili che si vedono nelle braciole più pregiate da grigliare? Ecco, quello!
E quelli di voi che hanno una bella ed prosperosa pancia? Non posso bruciare quella? Ahimé no, nel nuoto la pancia vi servirà solo per galleggiare, non brucerete un solo grammo di grasso da quella zona. Perlomeno non nuotando.
Il glicogeno è il primo grasso a cui attinge il corpo ed il primo che poi ripristina non appena si mangia qualcosa. Però è anche l’unico carburante che il corpo è in grado di utilizzare mentre si nuota. Abbassare le limitate scorte di glicogeno significa stare male, abbassarle di più significa stare male di più, abbassarle ulteriormente significa perdere i sensi, finirle vuol dire andare al camposanto.
Il mio consiglio è quello di non finirle.
Ok, adesso che siamo tutti esperti di metabolismo siamo pronti per partire! Pronti, partenza… Si mangia!

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Davide Belletti e Diego Zanotti si apprestano a partire per la maratona di nuoto

Colazione al bar di Omegna e poi subito in riva al lago per gli ultimi preparativi.
Occhialini, costume, cuffia, boa di segnalazione, muta… No, la muta rimane nella borsa. Anche questa volta voglio sfidare il lago in costume. Sarà un modo di nuotare più faticoso, sarò più a rischio di patire il freddo una volta che la stanchezza comincerà a farsi sentire, ma me la voglio cavare senza aiuti extra.

Sulle sponde del lago alcuni turisti indugiano lungo la propria passeggiata nella speranza di vedere entrare in acqua il duo in costume. In pochi istanti li accontentiamo.
Il cielo è ancora molto nuvoloso dopo una notte di piogge intense e, vista la temperatura, sarebbe più indicato l'uso di una felpina piuttosto che il costume, però l'acqua del lago è gradevole, a circa 24°.
Baci, abbracci e… No niente baci e niente abbracci, c’è il Covid-19 che incombe.
Si parte! Davide e Diego, i nostri due eroi, partono a nuoto.
La prima destinazione è “Punta Crabbia” che non a caso abbiamo fatto coincidere con la prima tappa della “OceanMan Lago d’Orta 14k (tradizionale gara di nuoto che da quest’anno ha cambiato nome in Triton Swim). Ho deciso di dividere mentalmente il giro del lago in sei “cantoni” a loro volta divisi in microsettori perché l’esperienza mi ha insegnato che, una volta analizzata e programmata la propria sfida, quando è l’ora di mettersi in gioco è molto meglio focalizzarsi su ciò che si sta affrontando nell’imminente e mantenere l’interezza di ciò che ti aspetta ad un livello di consapevolezza limitata.
I microsettori avranno una durata compresa tra i 30 ed i 45 minuti e mi serviranno per scandire il momento delle soste per mangiare e bere, mentre i cantoni mi servono a livello mentale per gestire le energie della giornata ed evitare di esaurirle troppo presto.
La corretta gestione dell’alimentazione, delle soste e dei ritmi della nuotata sono il vero obiettivo di questa giornata, mentre il completamento della circumnavigazione del lago è solo un obiettivo secondario, sebbene sia il traguardo più appagante.
Avendo già gareggiato per tre volte lungo queste rive ho deciso quest’oggi di far coincidere le tre tappe della gara con i primi tre cantoni del mio viaggio. A questo punto mi ritroverò a metà strada e quindi, per praticità, mi è sembrata una buona idea dividere la rimanente parte di costa in porzioni identiche e specchiate rispetto l'asse del lago, visto che la conformazione della costa lo permette.

Siamo partiti a nuoto da pochi minuti e scopro di aver già fatto una scelta infelice. Per evitare di fare il primo rifornimento sulla costa ho deciso di attaccare col nastro adesivo una bottiglietta sotto alla boa di sicurezza. La bottiglia è piccola e, stando immersa nell’acqua, ha anche peso nullo. Ciononostante mi sento nuotare con un assetto strano. Mi sento i piedi insolitamente pesanti e non capisco come l’incolpevole bottiglietta possa crearmi questo problema ma, una volta svuotata del suo contenuto, questa grana sparisce.
A circa un chilometro dal primo cantone scorgo finalmente la barchetta di Mirko, il cavaliere che ci proteggerà lungo il tratto pericoloso del lago. In cuor mio spero ardentemente di non dovermi respirare per due ore i fumi del motore come è successo l’ultima volta che sono stato scortato da un’imbarcazione (consuetudine ed indispensabile sicurezza per alcuni tipi di gara in acque libere). Per fortuna Mirko la sa lunga e, quando il traffico glielo permette, fa in modo di trovarsi sempre sottovento.
Giungiamo finalmente a Punta Crabbia dove farò il primo rifornimento di cibo solido. In passato ho sperimentato numerosi alimenti alla ricerca dei più indicati per l’endurance. Alcuni si sono rivelati dei fallimenti, altri sufficientemente adatti, ma finora non ho mai trovato niente di particolarmente appropriato per alimentarmi per un’intera giornata di nuoto e per questo motivo oggi ho deciso di non usare nulla di ciò che ho già sperimentato in passato e provare solo cose nuove.
Tra gli alimenti già testati in passato ci sono stati i vari gel ed integratori in snack, molto utilizzati dagli sportivi per le gare perché occupano poco spazio e sono piuttosto pratici da mangiare. A parer mio possono andare bene per un periodo limitato, ma poi tendono a diventare stomachevoli perché sono dolcissimi.
Ho provato anche numerosi tipi di cereali, semi vari, barrette croccanti e barrette proteiche. Anche in questo caso c’è il rischio di stomacarsi in fretta, oppure c’è il problema di dover masticare per troppo tempo e perdere una marea di tempo tra un boccone e l’altro.
Un alimento eccezionale per ogni nuotatore che sta male come un cane o per quello nauseato sono le patate. Sono un’ottima fonte di energia e non danno problemi di digestione. Più che altro c’è da avere l’accortezza di prepararle molto liquide per poterle mangiare facilmente a mò di pappetta, il che gli conferisce anche l’aspetto del vomito, che non è certo di aiuto alla loro naturale poco sapidità. Questo mi costringe a declassarle a “cibo di emergenza”.
Quindi oggi ho deciso di provare tre nuovi cibi solidi da abbinare ad un integratore liquido già precedentemente promosso a pieni voti negli allenamenti di quest’inverno.
Il primo nuovo candidato di oggi sono i Legumotti Barilla, una sorta di pastina fatta con farina di legumi. Dovrebbero essere facili da mangiare, hanno un gusto intenso e forniscono molta energia in poche boccate.
Secondo candidato: pastina da bebé con olio e passata di pomodoro. Tanta energia, facile da mangiare e gusto piuttosto “quotidiano”.
Come terzi ed ultimi candidati ho scelto i noodles, una sorta di pasta orientale condita con salse ed intingoli dal gusto esotico. Non ho molte informazioni circa la digeribilità che, in tutta onestà, non mi sembra esageratamente facile, però in questo periodo ne sono particolarmente ghiotto e sono curioso di vedere come reagisco ad un cibo che trovo così gustoso.

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Sebbene non siano passate nemmeno due ore dalla partenza e siano solo le 10 di mattina devo sforzarmi di mangiare anche se non ho particolarmente fame.
Apro il primo sacchetto coi rifornimenti dove trovo i Legumotti. Li ho cucinati la sera precedente e durante la notte si sono trasformati in un blocco informe con la consistenza di una pagnotta. Due morsicate bastano per rendermi conto che sono un fallimento, dubito fortemente che oggi li mangerò di nuovo però, per il bene della scienza, consumo interamente la mia porzione.
Mi godo il più possibile la breve pausa, assaporando la possibilità di poter finalmente fare due minuti di chiacchiere con Diego e Mirko mentre mangio. In men che non si dica ripartiamo però in direzione di Orta, alla fine del secondo cantone del lago.
In tutta onestà non ho molta memoria di come ho vissuto questo secondo tratto, che è semplicemente “passato”. Si è trattato di uno di quei momenti in cui i pensieri sono così inconsci e profondi che diventa difficile spiegare come possa essere possibile nuotare per oltre un’ora senza rendersi quasi conto di nulla. Vi è mai capitato di guidare l’auto in modo così automatico e trovarvi a destinazione senza capacitarvi di come siete arrivati lì? Vi prego, non fatemi preoccupare e ditemi che capita anche a voi…
Arriviamo quindi ad Orta, il paesino che si affaccia davanti all’isola di San Giulio, posta proprio al centro del lago. Ho completato poco più di un quarto di giro ed ormai il sole è caldo ed ha completamente spazzato via le nuvole.
Finalmente si mangia...

Un bellissimo scorcio della cittadina di Orta

Sono passate poco più di tre ore da quando siamo partiti e finalmente mi rendo conto che il metabolismo è a regime. Da questo momento in poi inizia l’allenamento vero e proprio e devo fare attenzione.
Nelle precedenti edizioni della OceanMan 14k arrivare a questo punto del lago significava essere giunti all’ultimo sforzo, quello dove puoi permetterti di esaurire le ultime forze rimaste ed arrivare vuoto di energie al traguardo, distante poco più di un’ora per un nuotatore del mio livello.
Oggi per me le cose sono ben diverse. Io sono ancora all’inizio del mio percorso, che ho volutamente intrapreso ad un ritmo più blando rispetto al passato ed infatti non sono ancora stanco né fisicamente, né mentalmente.
Sul pontile di Orta ci sono i miei genitori ed i miei figli che scattano foto e riprendono video, oltre ad alcuni turisti che guardano curiosi chiedendosi il motivo per cui ci sono due persone in acqua che stanno mangiando senza alcun garbo, come fossero dei profughi affamati.
Felice di trovare i noodles dentro al sacchetto delle provviste li mangio con gusto accompagnandoli con l’integratore liquido. Tanto ho goduto dei noodles, tanto rimango schifato mentre bevo. Questo perché ho volutamente diluito l’integratore utilizzando metà dell’acqua necessaria. Il motivo di questa decisione è dovuta al fatto che quando nuoto mi capita talvolta non non sputare completamente l’acqua che mi entra in bocca. Un goccino ora, un goccino un po’ più tardi, va a finire che mi bevo sempre un sacco di lago. Litri su litri! Questo significa che arrivato alle tappe di ristoro ho fame ma di certo non ho sete e siccome è consigliabile integrarsi bevendo anche maltodestrine liquide, preferisco farlo diluendole il più possibile con l’acqua già presente nello stomaco.
Purtroppo anche la sosta ad Orta finisce prima di quanto io desideri. E’ bello nuotare, ma è più piacevole riposarsi quindi, con un po’ di dispiacere, mi rimetto in viaggio.

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Durante le precedenti tappe, e di nuovo anche un questa, io e Diego nuotiamo quasi sempre distanziati tra noi, ognuno seguendo la propria rotta. Chi non è pratico di nuoto in acque libere probabilmente ignora quanto possa essere complicato nuotare in linea retta verso la propria destinazione. In piscina c’è una riga disegnata sul fondo, ma in acque libere molto spesso il fondo è completamente nero.
I nuotatori più esperti controllano la direzione alzando leggermente il capo e facendo una respirazione frontale ogni tre bracciate circa, ovviamente la frequenza e la modalità di questo atto varia da atleta ad atleta. Io però trovo questa tecnica alquanto scomoda perché mi affatica le braccia, mi fa affondare i piedi e la nuotata risulta molto poco rilassante, inoltre mi causa dolori cervicali che rendono tutto ancora più spiacevole. Quindi limito questo gesto al minimo ed il mio controllo visivo frontale è limitato ad una volta ogni due minuti circa. Durante questo intervallo di tempo utilizzo tecniche differenti, imparate per conto mio che mi danno risultati dignitosi e mi regalano un nuoto decisamente meno faticoso.

Il primo metodo è quello di trovarmi un riferimento laterale posto il più lontano possibile da me, tipo la cima di un monte, un grosso edificio, un gruppo di case, una insenatura particolare sulla costa. Più lontano sarà questo riferimento e più tardi dovrò sostituirlo con uno posizionato più avanti, man mano che proseguo lungo la mia rotta. Se non ho alcun riferimento laterale allora prendo come riferimento il sole e faccio in modo da mantenerlo orientato sempre nella stessa posizione.
Nella mie traversate mi è però capitato di trovarmi in mare aperto senza alcun riferimento, oppure molto vicino alla costa dove il riferimento laterale cambia così in fretta da essere inutilizzabile. In questa situazione, se anche il sole è molto alto nel cielo diventa difficile avere un punto fisso laterale come riferimento. Ecco che mi viene in aiuto la seconda tecnica. Più il sole è alto nel cielo e più facilmente entra in acqua creando uno strano effetto di rifrazione a forma di raggiera luminosa. Una cosa molto simile all' "Effetto Dio" che si vede sotto alle nuvole nei film sulla Bibbia. Questa raggiera luminosa ha una particolare inclinazione che viene mantenuta costante nel tempo e questo mi permette di nuotare avendo un riferimento sotto di me il che è stupendo perchè , oltre ad essere particolarmente rilassante per i muscoli del collo, è anche visibile ed a disposizione per un tempo maggiore e non solo durante la fase di respirazione. Purtroppo è anche un po’ meno preciso, ma nelle tratte lunghissime va benone.
Infine c’è la terza tecnica che si usa quando si è vicini alla costa, non si ha alcun riferimento fisso, quando c’è nuvoloso e manca sia il riferimento del sole che la raggiera sott’acqua. In questo caso basta che… In questo caso c’è da imprecare perché mi tocca guardare avanti con la tecnica tradizionale e farmi venire mal di collo.

Ma torniamo alle differenti rotte tra me e Diego… Fin dai primi momenti della giornata capita che ci avviciniamo e ci allontaniamo tra noi continuamente. Talvolta siamo distanti oltre un centinaio di metri uno dall’altro e mi chiedo chi dei due stia scazzando la rotta. Secondo me è lui che nuota a zig zag come un ubriaco, ma sono abbastanza sicuro che in questo momento anche lui sta pensando la stessa cosa di me, così mi riprometto di analizzare le nostre tracce GPS in un secondo tempo e fargli vedere come si nuota dritti.

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Una bracciata dopo l’altra ed arriviamo alla sosta presso il Circolo Vela Orta - CVO, dove abbiamo depositato questa mattina l’ultimo dei sacchetti con i rifornimenti che utilizzeremo oggi, dalla prossima tappa in poi tutto il cibo lo terrà Diego seguendomi in canoa.
Il sacchetto però non c’è più. Era appeso ad un chiodo del pontile, ma non ve ne è più traccia. Basta un attimo e Diego lo scorge che galleggia sotto alla banchina. Che culo!
Sarebbe bastato che il vento avesse soffiato in un’altra direzione e l’avrebbe portato via.
Questa volta sia mangia la pastina da bebè. Come immaginavo è senza infamia e senza lode; ho messo molto olio e va giù bene e facilmente e, pur non essendo particolarmente gustosa, so che mi sazierà a lungo.
Nel sapendo dove gettare i rifiuti chiedo a delle persone che stanno facendo il bagno se possono buttare via loro le nostre cartine e mi sento domandare se siamo partiti questa mattina da Omegna.
Un po’ sorpreso rispondo di sì e vengo incalzato con una seconda domanda “e state facendo il giro del lago a nuoto?”. Per un istante inorgoglito rispondo di sì con la consapevolezza che intento ed risultato possono non coincidere. E’ la terza domanda a lasciarmi davvero a bocca aperta perché la donna mi chiede “E quindi stasera andrai ad alloggiare all'Apicoltura - Agriturismo l'Oca Mannara?”.
Oh caspiterina, ma chi è questa? La moglie di Sherlock Holmes? “Ehm sì! Accidenti signora, in questo momento ha tutta la mia attenzione...”
“Quindi tu sei Davide!”
Oh, ma caspita. Evidentemente dev’esserci davvero poca gente che si fa questo giro a nuoto se vengo riconosciuto dai passanti.
Scopro così che, casualità, la signora è un’amica della padrona del bed & breakfast dove sono solito alloggiare quando vengo al Lago d’Orta e, chiacchierando tra loro, hanno parlato del mio programma.
Svelato il mistero sparisce un po’ la magia, ma mi sento rincuorato dal fatto di non essermi imbattuto in una serial killer che aspettava proprio me.
Con la pancia piena siamo pronti per l’ultimo tratto che io e Diego nuoteremo assieme: Lido Di Gozzano.

Scorcio del primo tratto del percorso di ritorno a nuoto

L’arrivo a Lido Di Gozzano è un traguardo importante. Sono arrivato a metà del giro e da questo momento in poi con ogni bracciata mi avvicinerò al traguardo finale invece di allontanarmi. Questa è la quarta volta che raggiungo a nuoto questa spiaggia ma, a differenza delle altre volte, oggi sono dovuto arrivare sin qui senza esaurirmi e cercando di non accusare la stanchezza. Faccio una veloce analisi della situazione: sono riuscito davvero nel mio intento? Sono davvero pronto per ripartire e rifare tutta la strada di ritorno?
Muscolarmente sono a posto, nessun segno di stanchezza, ad eccezione del muscolo dentato posteriore o forse del romboide (ancora non riesco a capire bene qual è l’uno e qual è l’altro). Sento che uno dei due muscoli brucia leggermente per la fatica, niente di serio e cosa quasi normale, visto che ho già superato i 14 km nuotati. In futuro questo è un problema da ritardare assolutamente ma, considerata la mancanza di allenamento, posso essere solo felice di essere ancora in buone condizioni.
Vista l’importanza del traguardo indugio più del solito nella pausa per il rifornimento di cibo e mi concedo la seconda porzione di noodles della giornata, che mangio di nuovo con gusto.
Solito integratore liquido, schifoso come sempre e, come primo cibo solido dolce della giornata, qualche dattero.
A questo punto Diego sale sulla canoa e mi confessa essere la sua prima volta su quel tipo di natante. Nel primo tratto mi starà un po’ lontano per prendere confidenza col mezzo e così, dopo essermi passato sopra un paio di volte e dopo avermi dato qualche remata sul coppino, prendiamo il largo in direzione di Pella.
Anche stavolta sono così proiettato verso il mio traguardo finale che, di nuovo, nuoto senza molta cognizione del tempo e della distanza. Nel frattempo, come previsto, si è alzato un po’ di vento che sopraggiunge in diagonale da dietro e rende la nuotata più complicata ma perlomeno, vista la direzione, non mi ostacola troppo.

Raggiungo così la località posta sul lato opposto del lago rispetto ad Orta e sono così di nuovo di fianco all’Isola di San Giulio che, per la prima volta, vedo dal lato opposto.
Comincio ad accusare la stanchezza ed ho già nuotato per circa 20 chilometri. L’idea del giro completo del lago ora non mi sembra più una bellissima idea.
Da Lido di Gozzano sino a qui ho cominciato ad essere più scrupoloso con le soste per le integrazioni, perché la nuotata ha smesso di essere semplice ed i muscoli della schiena cominciano a bruciare in modo più fastidioso.

A proposito… Abbiamo il primo vincitore della giornata! I noodles!
Grande scoperta, almeno per me. Questo alimento esce come il vero vincitore per la categoria “alimenti per l’endurance in lago”, seguiti dalla pastina dei bebè che ahimé si piazza solo al secondo posto. Entrambi da riprovare.
Falliscono miseramente invece i Legumotti.

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Con la consapevolezza che d’ora in poi la giornata sarà via via sempre più dura mi rimetto in viaggio in direzione di Ronco. Questo piccolo gruppetto di case è esattamente davanti a Punta Crabbia. Devo fare di tutto per arrivare là con ancora un po’ di energie. A quel punto il più sarà fatto perché vorrà dire che in poco meno di due ore avrò completato il mio giro. Comincio a desiderare che tutto finisca il prima possibile e comincio ad averne abbastanza. Ora anche il collo è stanco e non sento più la bracciata lunga come prima.
Controllo la mira e Punta Crabbia, visivamente molto riconoscibile, è più lontana di quanto vorrei. Mi fermo ad integrare diverse volte, sempre più controvoglia. Ricontrollo la mira e Punta Crabbia si è un po’ avvicinata, ma è ancora lontana.
Ricaccio giù con sconforto la testa e cerco dei modi per passare il tempo, nella speranza di ignorare i dolori che sopraggiungono in più punti. Questo specie di limbo dura un’eternità perché perdo completamente la cognizione del tempo e della distanza senza essere consapevole di questa cosa, ma finalmente raggiungo Ronco ed, ovviamente, Punta Crabbia.
Questo mi solleva tantissimo il morale e mi sento davvero vicino al traguardo. Se non mi sentissi così vicino uscirei certamente dall’acqua perché ne ho avuto abbastanza. Ora le spalle mi fanno male e sono stanchissime, la schiena ed il collo però sono messe ancora peggio. Il gesto atletico credo che ormai abbia perso ogni parvenza di eleganza. Ma ho raggiunto Punta Crabbia!!!

Ora vedo Orta in lontananza e so che tra due orette sarà tutto finito. Ho già nuotato per 23 km, cosa vuoi che siano due orette?
Questa mia supposizione si rivelerà invece un grande errore.
Rincuorato, dolorante e speranzoso mi rimetto a nuotare e comincio a preoccuparmi del fatto che i tempi stimati stanno saltando. Il sole è già nascosto dietro i monti e la luce si affievolisce sempre più rapidamente.
Devo cercare un modo per distrarmi e nuotare due ore pensando ad altro, ma continuo a rimuginare sul fatto che quest’idea del giro del lago si sta rivelando invece un’idea un po’ del cazzo.
Chiedo a Diego che ore sono e mi risponde che sono le 18 (solo una volta arrivato mi confiderà di avermi spudoratamente mentito, togliendo un'ora). Se non rallento troppo forse riesco a portare la canoa al Canottieri Lago d'Orta in tempo per farmela custodire di notte.

Il trascorrere del tempo in questo momento è completamente compromesso ma, essendo per me una novità, non ne sono consapevole e la stanchezza comincia a rendermi poco lucido. Per un qualche motivo o per un qualche offuscato calcolo sono convinto che tra 1800 bracciate arriverò alla mia destinazione finale e così mi metto a contare.
Quando arrivo a 500 sono disperato e se fossi capace di piangere certamente lo farei, ma purtroppo 26 anni fa ho scordato come si fa e da allora non mi riesce più.
Diego continua a rincuorarmi, ma traspare la sua difficoltà nel farlo e solo una volta arrivato mi sarà chiaro il perché.
E’ a questo punto che guardo di lato e scopro con terrore che sono ancora di fianco a Punta Crabbia. Per l’ora successiva, perlomeno per l’ora che IO ho percepito, ogni volta che mi giro sono sempre nello stesso punto. Cazzo, Punta Crabbia è sempre di fianco a me!

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Orta si avvicina con una lentezza scoraggiante e Diego ha un colpo di genio. Mi indica l’edificio più grande come destinazione finale: una cupola. Dall’acqua non capisco l’imponenza della costruzione che, seppur lontana, mi sembra raggiungibile.
Invece è solo gigantesca ma questo io non lo capisco, a me sembra solo vicina e questo mi dà la forza di nuotare ancora un po’.
Ora le forze sono completamente finite e mi fermo di continuo. Appoggio spesso la testa sulla boa per riposare il collo. Sono incavolato nero con me stesso perché voglio arrivare, ma non ne ho le forze. E’ un vortice continuo di scatti di rabbia, spinte d’orgoglio, momenti di scoraggiamento. Vedo Diego un po’ preoccupato che ora non distoglie mai lo sguardo da me. Mi dispiace un sacco vederlo così perché so che anche lui non se la sta passando bene. E’ da moltissimo tempo seduto su una canoa che non sembra affatto comoda.

E’ il momento peggiore della mia vita, non ho mai sofferto volontariamente così tanto. Tutti i muscoli dalla cinta in su mi fanno male e non riesco più a mangiare. Da diverso tempo il cervello mi sta suggerendo tutti i modi per far cessare questa sofferenza e tra essi si fa sempre più forte una vocina che mi dice “fermati e smetterai di soffrire”. So anche che questa vocina ha ragione, ma non la voglio ascoltare. Mi pare troppo brutto dover spiegare agli amici che sono venuto qui ed ho “quasi fatto il giro completo del Lago d’Orta”.
Che idea del cazzo che ho avuto!
Finalmente raggiungo la Cupola e questo vuol dire che sono arrivato ad Orta, anche se non ancora al punto esatto da cui sono partito. E' qui che faccio una nuova terrificante scoperta, dietro la cupola il lago fa una curva che all'andata non avevo notato.
Manca ancora un chilometro.
Sembra pochissimo ed in condizioni normali lo sarebbe, però io sono già molto oltre lo stremo delle mie forze. Non resisto più al dolore ed alla fatica. Abbandono.
Arrabbiato comunico a Diego la mia decisione di andare verso la riva, distante da me appena una ventina di metri. Da lì tornerò a piedi.

Mi fa strada con la canoa e mi dirigo avvilito verso la cupola. Però ho un ultimo scatto d’orgoglio. No, non può finire così! Io là in fondo ci arriverò!

E ci sono arrivato.

Traccia GPS del giro a nuoto del lago d'Orta

 

DATI TRAVERSATA

Giorno: Sabato 18/07/2020
Durata totale: 12h 24' 39"
Tempo nuoto effettivo: 10h 50' 37"
Ora partenza: 8:25 AM (Omegna)
Ora arrivo: 8:49 PM (Omegna)
Lunghezza tratto nuotato: 27,8 km
Temperatura acqua: 24,6 °C
Dotazione: cuffia, occhialini, costume, boa di segnalazione

 

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